Durante una prima consulenza individuale spesso viene riportato il problema della bassa autostima. La persona con bassa autostima si sente generalmente a disagio, prova una sensazione di non essere adeguato, di non essere all’altezza delle situazioni che si trova ad affrontare e le sue scelte si caratterizzano per il dubbio e la procrastinazione.
E la tua autostima come va? Ti senti adeguato/a? ti senti efficace? Oppure al contrario hai la sensazione di valere poco, di essere poco capace e hai l’atteggiamento di chi davanti ad un ostacolo si ferma e si arrende?
Cosa pensi dell’autostima cosa è e da dove viene?
Durante un colloquio pochi giorni fa, parlando proprio di questo tema, dicevo ad un caro paziente che l’autostima purtroppo non è qualcosa che si possa comprare in un negozio o al mercato, ma qualcosa che si costruisce nel tempo e attraverso l’esperienza. Una buona autostima è strettamente legata ad esperienze di successo o soddisfazione del nostro se.
Dannazione! non esiste una bancarella dell’autostima! Del resto se esistesse il proprietario sarebbe l’uomo più ricco della terra. Infatti molte persone, più di quanto si creda, soffrono di un sentimento di bassa autostima. Questo fa gioco e va a vantaggio di molte persone, infatti se una persona con bassa autostima generalmente non attrae molti consensi e tende a piacere meno agli altri, è una persona manipolabile, si sottomette facilmente e è rinunciataria tanto da avvantaggiare altri anche se meno competenti o meno di valore. Insomma un capo potrebbe non apprezzarti per la tua bassa autostima ma se ne servirà.
Per questo quando vedo e lavoro con le persone e ne vedo le potenzialità, la questione della bassa autostima mi coinvolge molto perché mi dispiace davvero molto vedere una persona che ha grandi potenziali, rinunciare e per questo mi cimento nell’aiutarla a scoprire le proprie risorse e a sperimentarle.
Le conseguenze dell’autostima bassa sono rilevanti poiché la bassa autostima si caratterizza per l’esistenza di pensieri limitanti e di aspettative di fallimento che tendono a predisporre proprio al fallimento stesso. Una sorta di profezia che si auto avvera. La bassa autostima incide sulle relazioni con gli altri, sul successo lavorativo, di studio e nel rapporto e cura di se stessi. È infatti più facile che una persona con bassa autostima tenda a trascurarsi piuttosto che a trattarsi bene.
La persona con bassa autostima tenderà ad evitare situazioni in cui deve mettersi in gioco o in cui deve confrontarsi alla pari con qualcuno per paura di fare brutta figura o del giudizio degli altri. Se comincia qualcosa tenderà a lasciarla stare alla prima difficoltà poiché tenderà a ripetersi che non è in grado, che è troppo difficile o che non fa per lui.
La persona con una bassa autostima davanti ad una prova attiverà un programma interno che prevede l’abbandono e il ritiro.
Ma perché? Se l’autostima non si vende al mercato dove nasce e da cosa è influenzata?
Wikipedia recita:
L’autostima è il processo soggettivo e duraturo che porta il soggetto a valutare e apprezzare se stesso tramite l’ autoapprovazione del proprio valore personale fondato su autopercezioni. La parola autostima deriva appunto dal termine “stima”, ossia la valutazione e l’apprezzamento di sé stessi e degli altri.
Quindi “bassa autostima “ è una valutazione negativa verso di se e la disapprovazione del valore personale. Deriva dalla bassa valutazione di sé.
Quando cominciamo a formare la nostra autostima? E perché alcune persone hanno un’alta autostima anche se non ne avrebbero alcun motivo, mentre altre persone di valore e con talento hanno una bassa autostima?
Si potrebbe dire che a concorrere alla percezione di sé e alla propria valutazione, è l’ insieme delle esperienze che abbiamo fatto durante la nostra vita.
L’autostima è un sentimento soggettivo in continua formazione: comincia dalla nostra età infantile fino ad arrivare alla vita adulta. È soggettivo in quanto persone differenti danno significato e valutano differentemente le esperienze che fanno. Il fallimento di una prova ad esempio per una persona può ledere la propria autostima mentre per un’altra, che percepisce le motivazioni del fallimento in modo del tutto differente, può non intaccare la percezione di se. Le persone con bassa autostima hanno una tendenza a criticare se stesse e a porre l’accento su di sé piuttosto che verso l’esterno. Se qualcosa va male è colpa mia. Oltre a una predisposizione potremmo dire innata che si riferisce a tendenze caratteriali le esperienze precoci nell’infanzia sono determinanti per apprendere come valutare noi stessi e come affrontare i nostri insuccessi. Cosa ci dicevano i nostri genitori? Ci lasciavano liberi di provare e sbagliare oppure stavano lì a controllarci e a fare sottili critiche sui nostri modi di fare?
Questo è un punto delicato perché la critica non è solo esplicita. Molte persone durante i colloqui mi ripetono che i genitori non li criticavano affatto, non hanno ricordi di questo. Ma la critica va intesa in senso più generale in questo caso si intende fare esperienze depotenzianti. Faccio un esempio. Siete un bambino di cinque anni. State con vostro padre a costruire l’ultimo pupazzo uscito dalla casa Lego. Siete in terra e aprite la scatola. Vostro padre vi corregge quando mettete dei pezzi al posto sbagliato e alla fine prende in mano la situazione e lo costruisce lui. Cosa avrete sperimentato. Cosa avete appreso? Questa è un’esperienza depotenziante perché non avrete sperimentato l’efficacia e non avete imparato una cosa costruttiva ma avrete imparato che voi non siete capaci e che dovete stare a guardare. Vabbene, questo episodio non determinerà un livello di autostima basso, di per sé. Ma dopo due giorni bucate la ruota della bicicletta e andate in garage e provate a smontarla. Arriva vostro padre che vi vede e si avvicina, vi dice che “non si fa così” e la smonta lui. Poi andate a cena e andate ad aiutare vostra madre ad apparecchiare(siete un bambino volenteroso), prendete i piatti ma vostra madre vi dice che se cadono si romperanno, ve li toglie dalle mani, vi invita a stare sul divano fino a quando la cena sarà pronta e apparecchia lei. La ripetizione di queste esperienze manderanno un apprendimento potente al vostro cervello che in sintesi, con molta probabilità verrà tradotto con: tu non sei capace! Tutto questo non è una critica esplicita, magari anzi i vostri genitori vi facevano molti complimenti, ma ciò che non tendiamo ad apprendere e a copiare sono i comportamenti, le parole possono essere semplicemente un ulteriore grado di confusione.
È difficile che una persona sia stata sempre caratterizzata da un elevata autostima e poi improvvisamente l’autostima scende e si prova un sentimento di impotenza. Se non in relazioni ad eventi estremamente forti come un importante fallimento. Ma anche in quest’ultima situazione la persona tornerà probabilmente ad un livello più elevato di autostima, tenderà a riprendersi con maggiore velocità come messo in evidenza da molti studi di P. Seligman (1996).
Questo perché la percezione di sé tende ad essere un sentimento stabile anche se dinamico. Potrò sentirmi adeguato per alcune cose mentre sentirmi meno adeguato per altre ma tendenzialmente poiché la questione dell’autostima ha a che fare con il modo di come si percepisce il mondo e se stessi, tende a restare abbastanza coerente. Il momento maggiormente sensibile in cui si impara ad avere fiducia in se stessi indovina quale è?
Infanzia e adolescenza. Eh si, ancora una volta l’età giovanile è la più importante per gettare le basi della nostra futura personalità di adulti! La buona notizia è che l’autostima può essere aumentata, si può partire dall’avere una bassa autostima e arrivare ad avere una buona stima di sé. È possibile cambiare la percezione di sé e sperimentare la propria efficacia!
Come?
Attraverso dei cambiamenti. E qui viene il difficile. Perché?
Perché l’uomo per sua natura non ama cambiamenti di questo tipo, non gli piace cambiare modo di fare, di pensare e di percepirsi. La natura ci spinge a una certa economia mentale e il cambiamento ci spinge in zone non conosciute che quindi generano ansie e questo induce a fermarsi e a rinunciare. Lasciare le proprie zone di confort per quanto spiacevoli e tristi è sempre un’impresa. Non a caso a volte i cambiamenti si verificano in momenti particolarmente drammatici e dolorosi, poiché il cambiamento a quel punto rappresenta una soluzione vantaggiosa.
Per questo i tantissimi buoni consigli che in molti danno non riescono davvero a cambiare la situazione, perché ci sono delle motivazioni profonde che tendono a contrapporsi al cambiamento. Solitamente queste motivazioni hanno a che fare con dei legami di lealtà alle nostre vecchie figure di attaccamento e al sistema di valori che abbiamo introiettato.
Questo non significa che non è possibile farlo, ma semplicemente che è difficile e che non basta leggere un libro o qualche post qua e la, ma serve un impegno vero e profondo.
Visto che il web è pieno di consigli che vogliono aiutare a combattere la bassa autostima, mi limito a dare due aree di intervento a mio avviso particolarmente importanti.
Intanto l’autostima si costruisce giorno per giorno, e così, giorno per giorno, attraverso l’esperienza, può aumentare il proprio senso di efficacia. La cosa importante quindi è: prenditi cura di te! In che modo? Non trascurarti, fai sport e mangia sano, vai dal parrucchiere e indossa abiti ordinati e puliti, svegliati presto la mattina e individua piccoli obiettivi da raggiungere. Devono essere cose semplici come fare ginnastica dieci minuti al giorno o rifarsi il letto tutte le mattine prima di uscire, o leggere un libro tutte le sere per venti minuti. Riuscire a mantenere queste piccole e sane abitudini con te stesso aiuteranno a sentirti più efficace e l’autostima ne beneficierà. Prendersi cura di sé significa anche essere giusti verso se stessi. Se sbagli non stare a criticarti. Cambia il tuo pensiero da: sono sempre il solito stupido! Non riuscirò mai!” A “ devo cercare di fare più attenzione a questo o quello…ancora non sono in grado di fare questa cosa, cosa mi serve per riuscire?”. In quest’ultima frase c’è, credo un concetto importante ovvero che l’area dell’apprendimento e dei nostri comportamenti è un area in continua trasformazione. Molti erroneamente percepiscono la propria intelligenza e le proprie capacità come qualcosa di stabile ed immutabile. Non è così. La nostra intelligenza migliora e aumenta con l’esercizio e, quello che non sappiamo fare oggi, se ci impegniamo, possiamo saperlo fare domani.
Quanto tempo ci vuole? Dipende dalla complessità della cosa che vogliamo apprendere, ma questo non deve scoraggiare ciò che conta è che possiamo farlo. Ripetitelo ogni volta che ti viene in mente un pensiero negativo e limitante come “io non sono capace”. Cambia ancora questa frase con “ se mi impegno migliorerò e sarò in grado di farlo!”.
Prendi il controllo della tua vita!
Molte sono le cose che non possiamo controllare e non dipendono da noi. Una di queste è il comportamento degli altri. Quindi concentrati su te stesso e lasci stare di voler cambiare gli altri, il tuo partner, la tua amica o tuo figlio.
Se ritieni che queste cose potrebbero aiutarti ma che non sei in grado di attuarle, allora è probabile che la questione che ti riguarda sia più profonda, che ci sono degli stati emotivi e affettivi che ti bloccano. È probabile che la percezione di te stesso sia ancora molto influenzata dal passato che ancora non riesci a risolvere. In questo caso forse sarebbe allora più adatto un percorso più approfondito per aiutarti.
La seconda area che è legata alla prima, è quella di dedicare dieci minuti al giorno alla mindfullness, ovvero alla meditazione. Ovviamente la meditazione non è strettamente legata all’autostima, ma anche questa è un’abitudine sana e se ti poni questo obiettivo e riesci a raggiungerlo ne beneficerà la tua autostima, ti sentirai più padrone di te stesso e sperimenterai un maggiore controllo su di te. Il percepire che è possibile avere un controllo sui propri pensieri e sulle proprie azioni è alla base di una buona autostima. Scoprire che i nostri pensieri possono essere controllati e guidati per molti è una scoperta incredibile. Di solito ci sentiamo pervasi dai nostri pensieri e come se affiorassero da soli e noi non possiamo che subirli. Non è così, attraverso l’esercizio e l’autodisciplina possiamo raggiungere un buon livello di controllo sui nostri pensieri e sul nostro modo di pensare. Possiamo modificarlo se è poco adattivo o limitante.
Ti può aiutare inoltre individuare quella voce interna che ti accompagna e che ti critica sempre, che ti dice che non ce la farai o che non vai bene? Prova a concentrarti e poniti questa domanda? Di chi è quella voce? chi ti parlava così? chi sarebbe d’accordo tra i tuoi familiari con quelle affermazioni? Una volta individuata cerca di farla tacere, di mandarla via. Può aiutarti fare un gioco in cui immagini un colloquio con questa persona in cui gli dici di tacere, che ormai sei grande e che non hai bisogno di sentirti dire cose del genere!
Questo può aiutarti a decidere di lasciare andare quelle vecchie convinzioni e credenze e provare a sostituire quella voce con frasi più positive verso te stesso e più protettive!
Tutto questo è ovviamente è complicato ma lo sarebbe un po’ meno, attraverso un percorso strutturato che ha come obiettivo di rintracciare le cause per poi provare ad introdurre cambiamenti, insieme ad un esperto.