Cosa sta accadendo alla clinica psicoterapica in questo momento di blocco (quasi) totale delle attività?
Ad oggi, agli psicologi e psicoterapeuti sarebbe consentito svolgere le proprie attività presso i propri studi. La clinica è ritenuta una delle attività esentate dal blocco generale che caratterizza la situazione del nostro paese e non solo il nostro.
Tuttavia gli studi privati della stragrande maggioranza degli psicoterapeuti è chiuso o ridotto al minimo. Alcuni colleghi hanno lasciato solo quelle terapie non rinviabili e ritenute davvero necessarie. Questo perché, nonostante sia possibile svolgere le proprie attività, è pur vero che non è affatto semplice. Oltre alle banali difficoltà di spostamento, ai controlli e quindi al dover giustificare i propri spostamenti, che per alcuni non è sempre una cosa gradita, il rischio percepito di contagiarsi è alto e per il bene delle persone e dei professionisti stessi, limitare gli spostamenti è d’obbligo. Ognuno dovrebbe fare la propria parte.
È pur vero che i sintomi continuano ad esserci e le difficoltà delle persone non sono scomparsi, semmai sono aumentati. Questa situazione di impossibilità generale, prolungata nel tempo sta facendo spostare molti colleghi sul web. In molti si stanno sperimentando con le terapie a distanza.
Ma di cosa si tratta?
L’utilizzo delle terapie online in realtà ha una letteratura di oltre dieci anni. La verità è che sono molti i colleghi che di consuetudine svolgono terapie on line mentre una parte di clinici l’ha sempre derubricata a qualcosa di artificioso, di poco utile e ad una modalità incapace di rispondere a quella peculiarità che caratterizza da sempre la psicoterapia ossia la relazione. Non è difficile comprendere le motivazioni alla base di questa posizione. Da una parte sicuramente ha giocato un preconcetto o un pregiudizio di una generazione, quella più anziana ma anche, c’è da dire, con più esperienza clinica, che ha difficoltà a far entrare a pieno titolo le nuove tecnologie all’interno degli strumenti utilizzabili per il campo clinico; è una questione di familiarità e di sentirsi a proprio agio davanti ad una webcam e ad un microfono. Tuttavia ci sono ragioni anche più profonde e sulle quali vale la pena riflettere. Il nodo centrale di ogni psicoterapia, è la relazione. Si potrebbe dire senza paura di essere smentiti che non può esistere alcuna buona psicoterapia senza una buona relazione. La relazione e la sua qualità è così importante che molte ricerche evidenziano che nel decretare la buona riuscita di una psicoterapia non è tanto l’orientamento del terapeuta o il modello teorico di riferimento (anche se in alcuni casi potrebbe rivelarsi importante) bensì la qualità della relazione che si struttura tra il paziente e il clinico (rimando ad una intervista fatta al prof. Cancrini sull’empatia). Qui nasce la prima questione. È innegabile infatti che una relazione on line è differente da una relazione vis a vis. Inoltre la psicoterapia si caratterizza per delle peculiarità di setting che vengono in qualche modo stravolte dalla modalità online. Nella situazione classica il paziente o cliente (come alcuni preferiscono chiamarlo) arriva a studio. Si accomoda in sala di attesa, poi viene fatto accomodare in una stanza di terapia, lavora con il terapeuta per circa cinquanta minuti. La stanza di terapia è un luogo speciale dove il paziente va appositamente per parlare di sé e lavorare sulla propria persona e sulle proprie relazioni. L’orario, la sala di attesa, le modalità di essere accolto ecce cc fanno parte della terapia stessa. Si crea un contesto specifico e unico. Ci si guarda, si sta vicini. Ci si sente in relazione e l’empatia e la capacità di comprensione emotiva arriva diretta. I gesti, gli sguardi, i movimenti sono tutti elementi preziosi che contribuiscono a creare proprio quella relazione così importante. Il web al contrario, non è un posto specifico e peculiare per la terapia anzi nasce per qualcosa di completamente differente. In questo senso è un luogo aspecifico e generico, per alcuni aspetti freddo. Le persone possono usare internet per i più disparati motivi. La terapia è solo una parte estremamente marginale del tutto. Quindi ciò che si perde tanto per cominciare è la specificità di contesto, che per chi si occupa di psicologia, sa bene che non è una cosa da poco. Sappiamo infatti, come clinici, che il contesto all’interno del quale avvengono le cose ne determina il significato. Non potremmo mai fare una psicoterapia (in senso stretto) in una sala da ballo o in un bar, giusto?
Lo scetticismo se non a volte, vero e proprio ostracismo, manifestato da molti colleghi verso le terapie online ritengo possa essere dovuto, oltre alle questioni fin qui discusse, a questa questione: il controllo a disposizione del terapeuta è notevolmente minore rispetto a quello che lo stesso terapeuta può avere nel suo studio privato. Questo può rompere delle regole a cui il terapeuta fa riferimento. E diciamoci la verità: gli psicoterapeuti sono maniaci del controllo!
Stesse richieste in un differente contesto
Quindi, come abbiamo detto, la questione del contesto è importante ed implica a mio avviso delle riflessioni. Facciamo un esempio: molti colleghi, per svolgere le terapie on line, utilizzano whatsapp. Questo strumento viene tuttavia utilizzato dai pazienti per parlare tra amici, familiari conoscenti. Mentre lo si utilizza se arrivano notifiche si visualizzano sullo schermo. Immaginiamo che la persona sta parlando di un fatto importante e arriva un messaggio di un amico che visualizza in alto dello schermo. Si capisce che è una situazione da evitare. Che questo non va bene è come se durante la seduta a studio improvvisamente in stanza entra il padre o la madre del nostro paziente e gli chiede qualcosa o gli fa una battuta!
Il pc e il telefonino, a seconda dello strumento utilizzato dal paziente, non è specifico ma la terapia è solo una cosa in più per cui quello strumento viene utilizzato. Questo cambia tutto. Cambia il contesto, di conseguenza modifica la relazione. Può essere che la persona prima di chiamare il proprio terapeuta con la stessa chat ha parlato con il fidanzato/a, ha usato quel cellulare per i più svariati motivi e questo di fatto fa percepire l’ambiente virtuale come un prolungamento di tutto il resto. Senza addentrarci su questioni troppo filosofiche è tuttavia importante tenere a mente questi fattori. Se è possibile svolgere la psicoterapia online bisogna anche essere consapevoli di alcuni fatti e provare comunque a costruire un setting specifico, cominciando ad esempio dall’utilizzo di alcune app, piuttosto che altre.
Inoltre ciò che cambia in una terapia online rispetto a una dal vivo sono necessariamente anche le tecniche che uno psicologo può usare poiché alcune cose attraverso un collegamento internet non possono essere fatte così come vengono fatte a studio. Questo è soprattutto vero per quegli approcci o quelle specifiche tecniche all’interno di un approccio, che utilizzano come parte integrante anche il contatto fisico o utilizzano molto i corpi. Tuttavia anche senza andare a focalizzarsi su tecniche e approcci specifici, l’utilizzo del corpo in terapia rappresenta un fattore trasversale importante, che implica ad esempio l’avvicinarsi e il distanziarsi, il creare spazi e momenti ad alta intensità emotiva, l’utilizzo che il terapeuta fa di sé e dello spazio terapeutico. Pensando alla terapia in video chiamata inoltre, bisognerebbe tener conto del fatto che potrebbero esserci una serie di possibili interferenze che possono mettere a dura prova chiunque. Ad esempio immaginiamo che un paziente non ha un buon microfono o la videochiamata risulta essere disturbata magari perché c’è poca rete. Tutte cose che il clinico si troverebbe a dover gestire dovendo tener bene a mente la relazione con quello specifico paziente. Potrebbe trovarsi nella condizione di dare istruzioni sul come collegare un microfono accendere una webcam insomma tutte cose al di fuori del suo normale assetto e atteggiamento terapeutico.
Il discorso potrebbe continuare aggiungendo altre questioni o approfondendo quelle già dette. Il fatto comunque dovrebbe essere chiaro, la terapia via web pone davanti al clinico sfide nuove e lo dovrebbe spingere a riflessioni approfondite ad esempio sull’onorario, sulle tempistiche, sulle modalità di chiamata, sulle modalità di pagamento, sulla registrazione e sulla privacy.
Cosa dice la letteratura?
Il discorso potrebbe continuare aggiungendo altre questioni o approfondendo quelle già dette. Il fatto comunque dovrebbe essere chiaro, la terapia via web pone davanti al clinico sfide nuove e lo dovrebbe spingere a riflessioni approfondite ad esempio sull’onorario, sulle tempistiche, sulle modalità di chiamata, sulle modalità di pagamento, sulla registrazione e sulla privacy.
Detto questo tuttavia, la letteratura ci riporta il fatto che, non solo è possibile fare terapie psicologiche a distanza ma che queste sono anche efficaci. Così ormai da anni molti colleghi si sperimentano e lavorano on line con buoni risultati o con risultati non molto differenti da quelli raggiunti dal vivo.
Se oggi la situazione è grave e l’utilizzo del web sembra essere diventata una necessità è vero che in alcuni casi le persone preferivano comunque la modalità online per un percorso terapeutico. Chi chiedeva le psicoterapie a distanza?
Sicuramente tra queste persone ci sono tutti quelli che per ragioni di studio o di lavoro sono all’estero. Gli studenti o i lavoratori all’estero soffrono dei medesimi disturbi e comportamenti sintomatici delle persone che sono residenti in Italia. Rivolgersi ad uno psicoterapeuta sul luogo non è affatto semplice perché è preferibile fare un percorso di questo tipo nella propria lingua. Quindi anche se ci si trovasse in una capitale europea va da se che la scelta del professionista risulterà estremamente limitata se non addirittura assente. Quindi per queste persone, che hanno bisogno di una terapia la via dell’ online, con buona pace di tutti gli scettici, è una strada quasi obbligata.
Sicuramente lo stesso vale per quelle persone che per turni di lavoro non possono organizzarsi per recarsi presso uno studio. È un fatto che le nostre vite sono (in questo momento sarebbe meglio dire erano) estremamente veloci è fitte di impegni. In una città come Roma uno spostamento richiede una certa quantità di tempo. Andare dallo psicologo non significa solo impegnare il tempo della seduta ma anche quello per andare e per tornare. Non tutti hanno possibilità di poterlo fare. La terapia online sembra quindi un buon compromesso. Inoltre ci sono tutta una serie di persone che preferiscono la terapia online perché pur potendosi, in linea teorica, organizzare, preferiscono il vantaggio del risparmio di tempo e della comodità. Non si devono fare spostamenti, si abbattono alcuni costi (i mezzi, il parcheggio ecce cc). Poi ci sono quelli che abitano in un luogo ma vogliono uno specifico terapeuta che si trova in un altro luogo. La terapia online sembra essere l’ideale per riuscire in questo obiettivo.
Aggiungo a questa lista che potrebbe allungarsi un’ultima categoria che ha a che fare con alcune caratteristiche di personalità di alcune persone. C’è da dire infatti, che per alcuni l’utilizzo di un monitor e il fatto di trovarsi “a distanza”, facilita la richiesta di aiuto. Sono persone con dei tratti di personalità e con dei meccanismi di difesa che gli rendono difficile il chiedere aiuto. L’idea di uno schermo che in qualche modo riduce il contatto o lo filtra, li fa sentire maggiormente a proprio agio e quindi preferiscono questa modalità. In questo senso la modalità online potrebbe risultare una modalità difensiva ovvero un tentativo che la persona fa per proteggere proprie aree percepite come fragili e un modo di non affrontarle. C’è da dire, tuttavia, che è vero anche il contrario ovvero che la modalità online per alcuni potrebbe produrre un effetto di abbassamento delle difese. Ciò che può accadere infatti online è che le persone riescono ad avere meno filtri e le difese si abbassano e ci si può raccontare in modo meno difeso fino a dire cose che forse non si direbbero in una seduta dal vivo. La modalità online sembra avere per molti un effetto protettivo ma non difensivo.
Ad ogni modo in questo periodo così surreale il fatto che molte psicoterapie si siano spostate dagli studi all’online non è di certo la cosa più strana che sta accadendo.
Con buona pace di tutti i colleghi che resistevano a questa idea la realtà li sta spingendo a formarsi e sperimentarsi nelle terapie online.
Quali sono le modalità di accesso alla terapia online?
Generalmente per una consulenza online si contatta il terapeuta attraverso una mail o una telefonata. Il terapeuta spiega le modalità di accesso al servizio, il programma utilizzato e da istruzioni per la privacy e l’onorario. Su quest’ultimo argomento si è discusso molto tra i colleghi se la terapia on line dovesse costare uguale o meno della terapia a studio. In passato la scelta di molti colleghi si è orientata a fare dei costi più bassi on line. Questa scelta non era tanto dettata dai costi ridotti che teoricamente potrebbe avere anche il terapeuta, anche se questo non è sempre vero, ma dal fatto che la percezione del servizio dato fosse quella di dare un servizio meno valido di quello dato a studio. Oggi questa tendenza è cambiata e di solito i costi di una terapia online o a studio si equivalgono potendo trovare tariffe che vanno dalle quaranta alle ottanta euro come media.
Personalmente suggerisco l’utilizzo di programmi dedicati per fare terapia come ad esempio può essere skype. Questa app (ma ce ne sono anche altre) rende più professionale il luogo dell’incontro on line a differenza di whataapp ad esempio che invece ha caratteristiche di una chat amicale.
Solitamente mi trovo a dare queste istruzioni telefonicamente o via mail alle persone che mi contattano. Suggerisco l’utilizzo di un pc con webcam per essere più comodi e le cuffiette poiché migliorano la qualità della videochiamata e evitano rischi di ritorno di audio. Ovviamente se non è possibile la persona utilizzerà ciò che ha a disposizione almeno all’inizio. Tuttavia gli accessori utilizzati entrano a far parte della terapia e sono importanti. Non bisognerebbe sottovalutare infatti la qualità del microfono o della webcam e la qualità della connessione. Come in uno studio privato la comodità delle sedie e la cura dell’ambiente sono ingredienti importanti. Per parlare di se, delle proprie emozioni e dei propri vissuti bisogna sentirsi a proprio agio. Questo è vero anche online. Una buona connessione una buona webcam e un buon microfono aiutano a stare più comodi. Questi, sono strumenti che solitamente chi pensa ad una terapia online ha già a disposizione. Del resto ormai ogni portatile ha un buon microfono e una buona webcam e i telefonini raggiungono anche alte prestazioni.
Sempre via mail o telefonicamente do le istruzioni per compilare il foglio della privacy che provvedo a spedire. Quest’ultimo elemento è importante per cominciare qualunque consulenza essendo il contratto e il consenso informato parte integrante della nostra attività professionale.
Per la questione del pagamento anche se molti colleghi preferiscono farsi pagare in anticipo le sedute online io ritengo che sia meglio che la persona paghi la seduta dopo che si sia conclusa la stessa come avviene allo studio, attraverso bonifico o altri pagamenti elettronici. Aldilà di come si preferisce bisognerebbe comunque riflettere sulla meta comunicazione che si fa con una o l’altra scelta.
Insomma noi continuiamo a portare avanti la nostra clinica e a lavorare con le persone che ne fanno richiesta cercando di essere utili e di svolgere le nostre attività e cercando di garantirne la qualità e la professionalità. Può essere che quando questa storia pandemica avrà assunto una dimensione maggiormente controllabile molte delle cose intorno a noi si saranno trasformate e noi dovremo essere in grado di trasformarci insieme a queste cercando tuttavia di non perdere la nostra direzione e i nostri riferimenti e le nostre peculiarità.