Cookie Policy Psicologia in pandemia - Dott. Igor Siciliano

Nuove sfide

 

Gli ultimi due anni hanno segnato un profondo cambiamento non solo delle nostre abitudini ma anche delle nostre percezioni. La capacità di sentirsi al sicuro, protagonisti delle nostre vite e in grado di controllare gli eventi è stata messa decisamente in crisi e questo non può che manifestarsi attraverso i tanti disagi che le persone stanno sperimentando. Le persone, come gli altri esseri animali, riescono a sperimentare benessere solo quando si sentono al sicuro. In situazioni di pericolo ad attivarsi è il sistema simpatico che produce sostanze come cortisolo, adrenalina e in genere ci predispone alla reazione di attacco o fuga. è il sistema deputato a fronteggiare il pericolo ed è chiaro che in questo tempo di crisi è stato particolarmente sollecitato. Questo sistema si attiva in antitesi al più piacevole sistema parasimpatico che invece si attiva in situazioni di sicurezza e produce sostanze che fanno sperimentare benessere e felicità. I due sistemi sono quindi in antitesi cioè se è attivo uno è silenziato l’altro, del resto l’attivazione contemporanea (in alcune situazioni accade) crea un cortocircuito emotivo!

Premesso questo, in molte ricerche è stato messo in evidenza come la richiesta di sostegno psicologico e psicoterapeutico è andata aumentando proprio in questo periodo. Le persone non chiedono esplicitamente aiuto per la pandemia o per paure direttamente collegate al covid-19 ma quello che accade è che la situazione pandemica, di continuo allarme e di incertezza prolungata, produce uno stato di stress e ansia che a sua volta produce sofferenza, confusione appunto: ansia e stress.

I problemi dei figli in caso di separazione dei genitori

La pandemia per molti aspetti e per molti vissuti che suscita, è paragonabile ad un trauma. A differenza di quest’ultimo come inteso in letteratura tuttavia ha delle specificità e delle particolarità. Tra quelle più evidenti c’è il fatto che l’esperienza traumatica, solitamente intesa, è circoscritta e limitata nel tempo e ciò che durata e si prolunga nel tempo sono gli effetti che causa. Per definire un trauma questo aspetto è importante. Se una persona ad esempio a seguito di un incidente non guida più la macchina perché ha paura è chiaro che è traumatizzata.

Tuttavia se dopo un tempo ragionevole ad esempio sei mesi, riesce a riprendere le sue normali attività compreso guidare il trauma è circoscritto e non è più una persona traumatizzata ovvero vi è stato un decorso normale e una risposta fisiologica. L’evento diventa un trauma clinicamente significativo se la situazione si prolunga nel tempo, quindi oltre un normale decorso fisiologico e ad esempio anche a distanza di un anno la persona non guida più, non riesce a salire su altri mezzi, gli prende l’ansia se sale su un veicolo ecc. fino ad arrivare ad una vera e propria situazione che incide e limita la vita di tutti i giorni.

Nella situazione pandemica che ci troviamo a vivere la questione sembra essere più complessa. L’esperienza traumatica non è circoscritta in un tempo definito, non si caratterizza per uno o più eventi intensi ma è piuttosto una condizione che persiste con oscillazione di intensità variabile.

Questo fa si che anche le reazioni (post traumatiche) e i sintomi associati all’esperienza stanno emergendo a più riprese con oscillazioni di acutizzazione e momenti invece in cui si riesce a gestire meglio le difficoltà e le sfide che la ci sta obbligando a fronteggiare.

Quello su cui gli psicologi e in generale quelli che lavorano in ambito clinico e della salute mentale stanno riscontrando, è il fatto che, per la maggior parte della popolazione, la pandemia ha rappresentato e sta rappresentando un evento capace di squilibrare e far vacillare la capacità di adattarsi in modo funzionale alla situazione che si sta configurando, sempre colma di incertezza. Così sempre più persone hanno sentito l’esigenza di chiedere un aiuto a professionisti del settore come psicologi, psicoterapeuti e psichiatri.

La pandemia, a livello psicologico, non colpisce tutti allo stesso modo così come non tutti hanno le risorse interne ed esterne per fronteggiarla al meglio. Questo è abbastanza intuitivo. Una persona “centrata”, con legami stabili, con una buona capacità di controllo e con un attaccamento sicuro sarà più capace di utilizzare le proprie risorse interne per rispondere alla situazione mentre persone che avevano delle fragilità, legami instabili, incertezze personali, ansie, avranno maggiore difficoltà ad attingere alle proprie risorse interne sperimentando vissuti di maggiore disorientamento e paura che possono portare a vere e proprie crisi.

I problemi dei figli in caso di separazione dei genitori

In questo senso lo stress causato dalle nuove condizioni di vita può risultare per molti, un amplificatore, una cassa di risonanza di difficoltà che esistevano anche precedentemente alla pandemia ma che in qualche modo venivano gestite meglio.

A questo riguardo basta vedere gli aumenti di separazione e divorzi che sono avvenuti in questo ultimo periodo per comprendere come le condizioni di lockdown e restrizioni ha impattato sugli equilibri delle persone. Situazioni prima gestibili non lo sono state più nella pandemia. Oppure le conseguenze dell’isolamento di tanti giovani e adolescenti che si sono sempre più rifugiati online.

Dopo quasi due anni non è semplice fare il punto della situazione e comprendere la portata dell’impatto che tutto questo ha avuto e avrà sulle nostre vite. Mentre inizialmente i vissuti di angoscia, panico, rabbia erano i prevalenti oggi sembra esserci più una cronicizzazione di alcuni stati d’animo.

Oggi l’ansia è meno intensa ma comunque persistente, una sorta di musica di fondo, vi è un sentimento di angoscia generalizzato e uno smarrimento degli orizzonti sia individuali che collettivi. Inoltre le persone sono spesso chiamate a prendere decisioni importanti rispetto la propria salute e quella degli altri in relazione alla pandemia, non ultimo i loro figli. Questo getta spesso nello sconforto, nell’ansia e nell’indecisione. In questo senso l’ecologia dei sistemi viene messa in crisi, sotto stress e con essa le relazioni e i legami importanti.

Riguardo tutti questi problemi e queste difficoltà oggi gli psicologi sono chiamati a dare sostegno ai loro pazienti e ad aiutare a cercare nuovi equilibri possibili e più salutari riguardo le relazioni, gli affetti, il lavoro e gli altri  ambiti di vita.

Tutto questo è possibile sempre partendo da un esame di realtà e cercando di aiutare le persone ad attingere alle proprie risorse interne e dei contesti in cui vivono.

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