Cookie Policy La scelta dello Psicologo: - Dott. Igor Siciliano
In psicoterapia esistono molte decine di orientamenti teorici tra loro differenti.

Alcuni molto noti, altri meno.

Alcuni basati su evidenze scientifiche, altri meno.

La situazione è così complessa che neppure gli esperti possono orientarsi con facilità in questo mondo. Tuttavia quando una persona, una coppia o una famiglia hanno bisogno di aiuto come possono orientarsi?

Tu come pensi di fare?

Cerchi uno psicoterapeuta sistemico, cognitivo, relazionale, cognitivo comportamentale? O ancora uno psicoterapeuta gestaltico, bioenergetico, breve strategico? Forse potrebbe andare psicoanalitico, ipnotista un terapeuta E.M.D.R., psicodinamico breve, psicodinamico di gruppo…..c’è da farsi venire il mal di testa.

Allora a chi dovresti rivolgerti? cosa fa davvero la differenza? E cosa dovresti sapere per orientarti in questo ambito?

Parto da un presupposto dettato dalla mia esperienza: se incontri un terapeuta cognitivo ti dirà che il suo modello è il migliore, la stessa cosa accadrà con uno psicodinamico o relazionale o transazionale….Ognuno pensa di avere la verità in tasca e di aver fatto gli studi migliori!

Del resto se hai bisogno di aiuto non credo sia per te il caso di cominciare a studiare gli orientamenti teorici per capire quale fa al caso tuo!

Diciamo ci vorrebbero diversi anni e a quel punto, o avrai risolto le tue difficoltà o,….bhè… non sarà comunque finita bene!

In questo post vorrei allora condividere la mia opinione maturata in diversi anni di formazione e di attività clinica oltre che attraverso i confronti con i colleghi, sperando che questa possa esserti utile per orientarti nella ricerca del professionista che fa al caso tuo.

La prima riflessione è questa:

io ritengo che non sia l’orientamento del terapeuta a dover indirizzare o guidare la tua scelta e che comunque questa rappresenta un aspetto marginale. Molto spesso sento fare invii del tipo: “vai da uno psicodinamico” oppure “ci vorrebbe uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale”. Queste affermazioni non hanno molto senso e cerco di spiegarti il perchè.

Prima però dovresti provare a rispondere alla domanda cosa stai cercando?

Provo ad indovinare. Se sei alla ricerca di uno psicoterapeuta è probabile che tu abbia qualche tipo di difficoltà relazionale, comportamentale o affettiva.

Allora a questo punto la domanda è: a chi mi posso rivolgermi? chi penso sia una persona che mi possa aiutare?

Questo è il primo punto. Anche se può sembrarti banale è il vero punto che conta. Quello che con ogni probabilità stai cercando è una persona, ovviamente un professionista,  COMPETENTE, che possa aiutarti a comprendere come fare a superare delle difficoltà; non stai cercando un orientamento o un modello teorico! Quindi la modalità, per così dire le tecniche, poiché ne esistono tantissime, non è un aspetto davvero discriminante.

 

Rapporto e gestione dei figli con genitori separati
Per comprendere meglio quello che sto dicendo cerca di seguirmi. Forse ti è utile sapere che le ormai tantissime ricerche (oltre sessanta anni di contributi) presenti in letteratura dimostrano che non esistono modelli e orientamenti elettivi cioè migliori rispetto ad altri.
Tutti gli orientamenti (quelli riconosciuti almeno) posso risultare efficaci, utili e terapeutici cioè trasformativi a patto che il terapeuta sia in grado di co-costruire un contesto (setting) empatico e una relazione positiva e costruttiva con il cliente. Le ricerche sull’argomento ci dicono infatti che il denominatore comune delle psicoterapie, ciò che le fa funzionare, non è l’orientamento teorico ma la relazione che si è capaci di costruire tra il paziente e il terapeuta. Il “rapport” fa la differenza.

La relazione per essere terapeutica si deve caratterizzare per la capacità di ascolto, comprensione ed empatia, assenza di giudizio, accettazione, atteggiamento positivo e altro ancora. Queste sono le capacità che un buon terapeuta deve essere stato in grado di acquisire durante il suo percorso di formazione.

Quindi a fare la differenza è il terapeuta non le sue tecniche. Tanto che può benissimo capitare che un ottimo conoscitore della teoria e delle migliori e aggiornatissime tecniche di intervento clinico se non possiede la capacità di entrare in relazione, di empatizzare, di ascoltare, di essere vicino e guardare il mondo con gli occhi della persana che sta cercando di aiutare, fallirà.

Rapporto e gestione dei figli con genitori separati
Questo è così vero che ormai si parla di unicità della psicoterapia e non di psicoterapie.

Forse adesso possiamo rispondere alla domanda: se non devi informarti sull’orientamento o sulle tecniche o sulla scuola di provenienza su cosa dovresti porre l’attenzione?

Ciò che fa la differenza, in ragione di ciò che ti ho detto sopra, è la persona e le caratteristiche dello psicoterapeuta o del professionista. Questo vale in tutte le relazioni di aiuto.

Ritengo che ora posso darti la risposta alla domanda da cui siamo partiti:

Quello su cui dovresti informarti, oltre che a possedere requisiti formali, (assolutamente essenziali e non prescindibili) lo psicoterapeuta abbia esperienza, sia affidabile, non giudicante, aperto, che abbia capacità di ascolto e sia autentico, che non venda ricette o soluzioni ma ti aiuti a crescere e a vivere la vita con controllo e consapevolezza. La cosa più importante è che il professionista abbia esperienza, sia affidabile e professionale in senso deontologico!

Tuttavia obietterai che queste caratteristiche non sono conoscibili a priori!

Questo è il secondo punto. Dopo esserti accertato della presenza dei requisiti mini (laurea e specializzazione e relativa iscrizione all’albo), dopo aver preso informazioni da amici o conoscenti o su internet, solo la conoscenza diretta attraverso una consulenza può dirti se con quello specifico psicoterapeuta potrai fare un buon lavoro.

A questo punto tuttavia dovresti tenere anche presente che:

Può accadere che le tue difficoltà e le tue resistenze ad intraprendere un percorso e affrontare temi scomodi o dolorosi, facciano in modo di convincerti che ti sei rivolto alla persona sbagliata. Ti consiglio di parlarne con il terapeuta stesso per ragionare su cosa sta accadendo. Tuttavia questo pericolo non esclude l’altra possibilità ovvero che effettivamente la persona a cui ti sei rivolto/a senti che non fa al caso tuo. Ricorda che dovresti essere sempre tu ad avere il controllo del percorso terapeutico e decidere se interrompere, sospendere o cambiare terapeuta!

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