Quando crescere fa paura
È abbastanza comune che un ragazzo tra i 16 e i 20 anni sviluppi sintomi di tipo ansioso fino ad arrivare a veri e propri attacchi di panico. Meno comune ma comunque frequente a questa età è anche l’insorgenza di comportamenti sintomatici come l’uso di sostanze o i disturbi alimentari. Sintomi quindi più complessi e importanti.
Perché è così frequente a questa età sviluppare qualche tipologia di sintomo?
Questa età è particolarmente delicata poiché segna un passaggio evolutivo decisivo ovvero il raggiungimento dell’autonomia psichica ed emotiva. A differenza di un tempo più raramente nelle nostre società questa coincide con quella economica.
Parentesi. Quest’ultimo aspetto non è secondario poiché l’autonomia economica rafforza, sostiene quella psichica e alimenta e promuove anche il senso di autoefficacia. Quindi è doverosa la premessa: le condizioni in cui spesso si trovano i ragazzi è contraddittoria poiché se da una parte hanno il compito evolutivo di diventare autonomi e differenziati dalle proprie famiglie di origine non trovano delle condizioni di contesto sempre favorevoli.
Quindi i compiti evolutivi in questa fascia di età sono:
- Definizione del proprio sé separato (ma in relazione)
- Coltivare relazioni fuori il nucleo famigliare con i pari
- Coltivare relazioni amorose
- Definizione di un proprio progetto di vita
- Assunzione delle responsabilità
Riassumendo: il compito evolutivo in questa fascia di età è quella del raggiungimento della propria autonomia e differenziazione dalla propria famiglia di origine e in particolare dalle figure di attaccamento. Questo concetto tuttavia non deve essere frainteso. Quando si parla di autonomia o di differenziazione non si sta parlando di un taglio o un allontanamento e neppure significa che il ragazzo/a deve fare da solo. Piuttosto significa la capacità di integrare aspetti di dipendenza e di indipendenza e l’emergere di un proprio sé in relazione con gli altri significativi e capace di essere autonomo.
Il compito della differenziazione psichica è di estrema importanza ed è collegato alle tappe evolutive precedenti. Si può dire che è il coronamento di un percorso cominciato fin dalla nascita. Questo significa che le risorse che servono per affrontare e superare questa nuova fase, questo nuovo compito evolutivo sono state costruite nel passato e la loro efficacia e la loro accessibilità determinerà il successo o l’insuccesso della sfida.

Cosa può accadere ad un adolescente?
Può accadere, per diverse ragioni che il ragazzo percepisce dentro di sé che un tempo si è concluso, che alcune cose che prima erano normali adesso non lo sono più; comincia a provare disagio per alcune cose che prima davano serenità o che facevano stare bene e sente soprattutto un cambiamento nelle relazioni significative.
È come se ad un tratto quel lento processo di crescita cominciato anni prima, si concretizzasse rapidamente. Può accadere tuttavia che si sperimenta la sensazione di non avere le risorse per procedere da soli, in autonomia. Non ci si sente all’altezza e ci si sperimenta una sensazione di insicurezza.
Così ci si trova da una parte, davanti al mondo con tutte le sue sfide relazionali, lavorative e le infinite scelte e decisioni da prendere senza avere la sicurezza di poterle affrontare e dall’altra non si ha più ciò che prima dava sicurezza e conforto. Questa situazione crea uno stallo: non si riesce ad andare avanti ma neppure si può tornare indietro. Aumenta l’insicurezza e il senso di minaccia; non si è più in grado di sentirsi al sicuro così ecco sopraggiungere l’ansia o l’attacco di panico che sono delle risposte fisiologiche ad una percezione e a delle emozioni.
Quindi la percezione è l’insicurezza, la causa sono i nuovi compiti evolutivi, l’emozione è la paura e la risposta fisiologica è l’ansia.
Tutto questo avviene perlopiù ad un livello inconscio o sub conscio cioè non consapevole, così che non ci si rende conto del perché si sta male e del perché si sperimenta il panico o l’ansia. La questione non è l’insicurezza ad affrontare le sfide che questa fase pone ma il problema è l’ansia!
Pur essendo sintomi relativamente comuni, l’ansia e il panico non dovrebbero essere trascurati. In particolare l’attacco di panico può essere una esperienza traumatizzante e può accadere che dopo averlo sperimentato si entri in un profondo stato di insicurezza e paura in grado di condizionare il normale proseguimento delle proprie attività. Spesso dopo averlo provato si innesca un circolo vizioso che per paura di risperimentare quella sensazione si adotta una strategia di evitamento spesso portando a forti limitazioni della vita personale e relazionale. Un modo del resto per risolvere il conflitto interno tra l’andare avanti e il tornare indietro.

I farmaci come gli ansiolitici possono aiutare, tuttavia sarebbe meglio affiancare alla cura farmacologica un percorso di consulenza per avere maggiore consapevolezza di quali siano gli aspetti interni in conflitto e provare a risolverli in modo costruttivo. Sono momenti carichi di opportunità trasformative per i giovani poiché aprono una porta di accesso alle loro modalità emotive più profonde.
Detto questo ci sono molte cose da poter fare per gestire l’ansia o l’attacco di panico.
- Sicuramente aiuta la consapevolezza che di ansia non è mai morto qualcuno!
- Imparare a riconoscere il circolo vizioso dell’ansia che in sintesi funziona così: qualcosa a livello inconscio o pre conscio mi preoccupa e quindi comincio a sentirmi agitato. Le sensazioni fisiche non vengono collegate tuttavia ad una causa e quindi questo mi porta a prestare maggiore attenzione alla sensazione che di conseguenza tende ad aumentare. Tanto più aumenta tanto più mi preoccupo del fatto che posso sentirmi male e che mi sta accadendo qualcosa di strano. A questo punto il circolo vizioso preoccupazione-sensazione-pensiero-preoccupazione è partito. Imparare ad interromperlo è di grande aiuto.
- Quando comincia la sensazione o l’emozione di ansia provare a dare voce al pensiero che la precede.
- Istallare il proprio posto al sicuro: questa è una tecnica che spesso viene utilizzata in psicologia e in particolare nella pratica dell’ E.M.D.R. è un esercizio che prevede l’immaginare un posto in cui ci si sente davvero al sicuro, sani e salvi e esercitarsi dopo averlo fissato a richiamarlo in momenti in cui ci si sente agitati.
L’ansia può essere spesso anche solo passeggiera ed è sbagliato pensare che sia necessario un percorso psicoterapico ogni qualvolta ci si trova in difficoltà. Del resto l’ansia è un’emozione di base che tutti sperimentano. Nella maggior parte dei casi fortunatamente le persone e i ragazzi riescono a superarla facilmente grazie all’aiuto di qualche familiare o di un buon amico. L’aiuto professionale viceversa è utile quando lo stato ansioso persiste e si allarga a diversi contesti (amicizie, scuola, lavoro, autonomia) arrivando a limitare e ad incidere la normale crescita del ragazzo.
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