Gli aspetti psicologici dei disturbi dell’apprendimento.
Ormai in tutte le scuole sono attivi da anni i Bes, i piani individualizzati e il sostegno per i bambini con distubi dell’apprendimento come la dislessia nelle sue diverse declinazioni.
Perlopiù il sostegno viene dato a livello funzionale attraverso la facilitazione o l’esonero di alcune tipologie di attività. Interventi che vanno sotto il nome di attività dispensative e compensative.
Le ricerche in ambito internazionale evidenziano che i disturbi dell’apprendimento riguardano circa il 2-3% della popolazione dei bambini in età scolare. In Italia questa percentuale aumenta considerevolmente arrivando anche al 5% della popolazione in esame. Una delle ipotesi è che in Italia viene più facilmente diagnosticato un disturbo con una percentuale significativa di falsi positivi.
In questa percentuale vi è inoltre, un diverso grado di severità. La dislessia non è un deficit funzionale tutto o nulla ma può avere, infatti, differenti livelli di severità. Le difficoltà di apprendimento possono riguardare specifiche aree come la lettura, la scrittura o la capacità di fare calcoli e quindi la matematica, oppure essere trasversali e colpire diverse funzioni e aree.
Le ricerche non sono tutte concordi sulle cause che sono alla base dei disturbi dell’apprendimento ma tutte concordano che i fattori possono essere molteplici e complessi e sono di natura neurobiologica, ambientale e sociale oltre che ereditaria. Oltre alla predisposizione del bambino intervengono in modo importante infatti, anche i fattori socio-ambientali; inoltre nel suo strutturarsi, il disturbo di apprendimento viene influenzato in modo consistente anche da fattori psicologici. Questo aspetto può assumere una dimensione importante soprattutto nel corso dello sviluppo ed impattare in modo significativo sulle altre aree della persona (bambino) che lo manifesta.
Le ricerche cliniche sono concordi anche su un’altro aspetto: i bambini a cui viene diagnosticato un disturbo di apprendimento manifestano stati di ansia e di depressione in modo significativamente più rilevante dei coetanei.
Le ricadute psicologiche della dislessia e degli altri DSA sono ampiamente note in età evolutiva ma, costituiscono un problema rilevante anche nell’adulto, sia perchè il disagio psicologico precoce può aver determinato il cristallizzarsi di una personalità segnata dalla sofferenza in varie forme, sia perchè la persistenza di problemi funzionali continua a determinare nella vita personale, emotiva e relazionale, conseguenze che sono fonte di ansia, depressione, insicurezza.
Un bambino con difficoltà di apprendimento si troverà ripetutamente ad affrontare prove alle quali non è in grado di fare fronte giungendo puntualmente a fallimenti. Gli verrà ad esempio richiesto di leggere in classe e si renderà conto della propria incapacità o percepirà la propria inadeguatezza rispetto alle abilità dei compagni. Questo lo porrà in uno stato mentale penoso. Comincerà a cercare di evitare di trovarsi in queste circostanze e comincerà ad assumere comportamenti che avranno l’obiettivo di difendersi dalle richieste per lui troppo elevate dell’ambiente circostante e da stati affettivi caratterizzati da inadeguatezza e fallimento. Ogni bambino organizzerà la propria specifica strategia. Alcuni tenderanno a deprimersi e a chiudersi assumendo un atteggiamento passivo ed ostile, di chiusura verso l’esterno. Altri tenderanno a coprire questi stati con l’arroganza o la prepotenza sono quei bambini che diventano “ingestibili” o che vengono spesso diagnosticati come “oppositivi”.
Importante sarà l’atteggiamento delle maestre e delle figure di accudimento del bambino e la loro capacità di individuare precocemente le difficoltà.
Nella propria mente il bambino con disturbo di apprendimento, comincerà quindi, a costruirsi delle rappresentazioni mentali della propria inabilità o incapacità. Questa percezione sarà rinforzata con molta probabilità dall’ambiente circostante. Le rappresentazioni mentali ben presto si trasformeranno in convinzioni e le convinzioni guideranno le azioni.
Il DSA tuttavia nonostante può diventare un disturbo limitante e invalidante non è detto che lo debba diventare sempre. Né è testimonianza il fatto che personaggi famosi e importanti hanno raggiunto importanti obiettivi nonostante avessero un disturbo dell’apprendimento. In questa lista troviamo Albert Hainstain padre della teoria della relatività e tra gli scienziati più influenti di tutta la storia; Milton Erikson, Walt Disney; Agatha Christie Tom Criuse e molti altri ancora (https://www.cocooa.com/dislessia-puo-essere-un-dono).
La differenza la fa sicuramente la capacità di diagnosi precoce e come l’ambiente faciliterà o complichera l’apprendimento del bambino e come il bambino riuscirà ad elaborare la propria difficoltà; se si identificherà con il disturbo o lo percepirà come una specifica area problematica di se stesso mentre si sentirà competente in altre aree?
Quindi un fattore importante sarà proprio l’aspetto psicologico ed emotivo oltre che dei familiari, della persona colpita da dsa.
Per comprendere meglio cosa avviene nella mente di un ragazzo con dsa ci è di aiuto un esperimento che ha condotto ormai molti anni fa un ricercatore di nome Seligman. A seguito di questo esperimento giunse alla declinazione del concetto di incapacità appresa.
Egli aveva scoperto che un animale sottoposto ripetutamente a una scossa elettrica (senza possibilità da parte sua di evitarla), una volta messo nelle condizioni di poter fuggire dalla gabbia per evitare la scossa non lo faceva.
In poche parole, l’animale aveva appreso che la situazione negativa era inevitabile e non dipendeva dal suo comportamento, per cui anche quando effettivamente poteva muoversi o saltare per fuggire non lo faceva.
Questo sembra essere proprio quello che accade ai ragazzi con dislessia. Nel vissuto dei dislessici vi è l’impotenza e la sensazione di non poter controllare gli avvenimenti avversi. Queste sensazioni e vissuti che caratterizzano gli stati ansiosi e depressivi portano alla formazione di un bassa autostima. Inoltre, proprio questi fattori portano a trascurare le aree in cui invece sarebbe richiesto un maggiore esercizio. Ovvero la frustrazione e il sentimento di fallimento ad esempio, porteranno il discalculico (deficit del calcolo) ad evitare di fare la matematica aumentando così il gap con i compagni di classe e restando sempre più indietro e quindi incapace di far fronte alle ulteriori richieste di apprendimento. Si struttura un vero e proprio circolo vizioso che si autorinforza e si autodetermina. Così avviene che anche ragazzi con leggeri disturbi di apprendimento siano fortemente compromessi nel proseguo degli studi e nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Nelle storie dei dislessici infatti, sono sempre presenti le tre caratteristiche evidenziate da Seligman (1975) sull’impotenza appresa:
- La tendenza a pensare che le cose negative siano permanenti
- La tendenza a generalizzare la negatività e percepirla come pervasiva di tutta la vita
- La tendenza alla personalizzazione, cioè a considerarsi come la causa della negatività.
Quindi è evidente come il sostegno psicologico sia di fondamentale importanza per il bambino con DSA, non quindi solo strategie di apprendimento, strumenti compensativi e dispensativi. Il bambino con un disturbo dell’apprendimento ha bisogno in modo frequente anche di un sostegno psicologico per l’elaborazione dei vissuti interni poiché questi andranno a condizionare il modo di affrontare le problematiche derivanti dal disturbo.