Andare dallo psicologo non è come andare dal dentista! Così durante una supervisione mi diceva la professoressa L. Benjamin, riferendosi all’interpretazione dell’atteggiamento avuto da una mia paziente in terapia.
In effetti le persone spesso quando si rivolgono ad un professionista della salute e del benessere come lo psicologo o lo psicoterapeuta (in questo post userò le due professioni in modo intercambiabile) si aspettano di avere delle soluzioni immediate e dei consigli pratici da attuare per poter risolvere o fronteggiare i loro problemi. Spesso mi sento dira magari dopo una prima consulenza: “va bene dottore cosa devo fare?”.
Altre volte l’idea è quella di cercare uno spazio nel quale potersi sfogare. Allora lo psicologo più che un professionista della salute mentale sembra assumere più le sembianze di un secchio della spazzatura nel quale gettare tutto lo schifo, le frustrazioni che ognuno di noi si porta dentro.
Altre volte l’idea è quella di trovare una spalla che ti dia sempre ragione e ti confermi che il mondo è stato ingiusto con te e hai tutte le ragioni per sentirti vittima di ciò che ti accade.
Ma se non è un secchio della spazzatura nè un confessore né un dentista, nè una stampella, cosa è?
Direi un allenatore. Certo che in alcuni momenti specifici, lo psicoterapeuta, può dare consigli, essere una spalla confortante e anche perché no, una persona con cui sfogarsi ma solo se restano momenti circoscritti.
Lo spazio di terapia, infatti, ha a che fare con il riuscire a comprendere meglio il tuo modo di agire e allenarti a diventare più bravo nel comprendere le motivazioni sottostanti i tuoi comportamenti e essere più efficace nella gestione delle tue emozioni. In questo senso la terapia non è come fare un’operazione o mettere un gesso dove la tua posizione sarà passiva. L’ operazione la farai, infatti, sotto anestesia, spero per te, o il gesso te lo metterà l’ortopedico. Tutto ciò che ti si chiede è andare sul posto e consegnare il tuo corpo, al resto penseranno gli altri. Ebbene la psicoterapia invece prevede una posizione contraria ovvero una posizione molto attiva. Il terapeuta stimola, domanda, rispecchia, collega e interpreta ma solo su cose che dirai tu, sul materiale che uscirà in seduta. In effetti non è possibile un lavoro psicoterapico con chi non collabora al processo.
La psicoterapia quindi è più paragonabile alle lezioni per imparare uno strumento musicale. Ha a che fare con l’apprendimento e come per ogni tipologia di apprendimento ha bisogno di metodo, disciplina e ripetizione. Per questo non ha molto senso che lo psicologo dica al paziente cosa o cosa non fare, almeno nella parte iniziale della terapia. È come se suonasse la musica al suo posto e quindi il paziente avrà sempre bisogno dello psicologo. La psicoterapia ha sempre come obiettivo quello di raggiungere il grado di libertà più elevato possibile per una specifica persona. In termini psicologici diciamo che l’obiettivo è quello di aiutare la persona a raggiungere livelli di differenziazione adeguati al proprio sviluppo evolutivo e al proprio ciclo di vita.
In molti da bambini o da ragazzi abbiamo provato a suonare uno strumento musicale. Ci hanno insegnato a leggere le note, a fare le scale e se suonavate uno strumento a corde facevate gli arpeggi. Ti ricordi la noia a ripetere e ripetere tante volte degli inutili esercizi? In fondo ciò che si voleva era suonare, essere già capaci a suonare una bella canzone o una bella melodia, immaginandoci sulla spiaggia intorno ad un falò con tanti amici. Non a caso in molti dopo un po’ lasciano questo apprendimento. Eppure se vuoi suonare uno strumento musicale dovrai passare proprio dalle singole note, dall’imparare a leggerle, imparare le scale etc. etc. Solo dopo anni di ripetizione e di esercitazione potrai davvero suonare uno strumento musicale. Certo potrai anche fare un po’ di canzoni durante l’apprendimento di tutto questo ma per diventare bravo, ed essere considerato tale, dovrai esercitarti molto. Questo vale anche per le persone con un grande talento innato.
Facciamo un altro esempio. Se vuoi arrivare a correre la maratona di Roma ( 42 Km) non pui andare lì senza esserti allenato duramente a meno che non metti in conto che al terzo kilometro le tue gambe si rifiuteranno di proseguire la corsa. Per affrontare la prova con successo ( tu decidi cosa per te significa successo, magari solo arrivare al traguardo senza dare importanza alla classifica) avrai dovuto allenarti duramente per qualche mese e avere gli indumenti adatti e le scarpe comode per correre ecce cc. Giorno dopo giorno ti sarai allenato per quella corsa e durante gli allenamenti non avrai solo corso, avrai fatto probabilmente esercizi per i muscoli e per potenziarli e così via. Insomma il discorso è lo stesso per qualunque abilità complessa che si voglia imparare: la musica come la pittura, il leggere e lo scrivere, imparare la matematica o a programmare un computer o comunicare sui social o imparare a cambiare alcuni comportamenti!
Ogni abilità richiede applicazione e sforzo. Ecco che, anche la psicoterapia in fondo richiede lo stesso sforzo e la stessa costanza e come per le altre abilità è un processo che richiede ripetizione ed esercitazione fino all’acquisizione dell’abilità che ci siamo prefissati di raggiungere. E come per le altre abilità, l’apprendimento non è lineare e costante ma è un andare su e giù e a volte un’abilità che pensavamo di avere acquisito ci accorgiamo invece che ha bisogno di essere approfondita.
Per questo la psicoterapia è entusiasmante perché ci permette di apprendere e quindi di crescere ed evolverci come persone e così facendo migliorare anche le persone che ci sono intorno.