Non è raro che un genitore chieda un aiuto ad un professionista (psicologo) perché in difficoltà nella gestione del figlio. Generalmente ciò che che si spera è che, portando il proprio figlio o figlia, da uno psicologo, questi possa sistemare le cose.
Non è semplice, per un genitore, mettersi in discussione e trovare nuove modalità e strategie comunicative con i propri figli e a volte è utile un percorso che aiuti ad orientare e ad apprendere nuove modalità di fare e strategie più efficaci nella crescita dei propri figli.
La premessa da cui, in ogni caso, si deve obbligatoriamente partire è che nessun genitore è perfetto e nessun genitore è esente da errori. Tutti i genitori si sono trovati a prendere decisioni difficli riguardanti i propri figli o a trovarsi senza sapere cosa dire o fare. Troppo spesso però, viene sposata l’idea che se il bambino ha comportamenti disadattivi o problematici, il problema è in lui.
Allora si porta da uno specialista in grado di riparare il difetto. Questa concezione è figlia di un modo di guardare ai comportamenti e al disagio in chiave meccanicista e deterministica. Un pò come se un bambino fosse equiparabile ad una macchina!
Questo modo di pensare e di vedere le cose tralascia però la complessità della realtà e la complessità dei comportamenti del bambino. Un bambino non è una monade isolata che si autodetermina. I suoi comportamenti sono sempre in relazione ad altri significativi. Il bambino influenza e viene a sua volta influenzato da chi lo circonda. Troppo spesso o meglio troppo frettolosamente, i bambini vengono mandati da un professionista per aggiustare qualcosa che non va. Del resto sono molti i modelli psicologici che sostengono questa idea di intervento, quella cioè di “lavorare sul bambino”. Vedere il bambino da solo può però rivelarsi, a mio parere, non sempre corretto.
Nessun professionista, per quanto bravo e preparato, potrà mai sostituirsi all’ efficacia di un genitore. Inoltre la situazione che si verrà a creare, potrebbe diventare controproducente. Se ad esempio un bambino è timido, chiuso o depresso e viene mandato dallo psicologo, non è difficile che questo lo farà sentire ancora di più inadeguato; sarà spesso l’unico dei suoi amici ad avere questa “attenzione”. Inoltre nelle dinamiche familiari del bambino questo potrà avere un effetto negativo sulla percezione che i familiari avranno del bambino stesso. Diventerà quello problematico, difettoso, che deve essere aiutato ecc, cristallizando un ruolo e un’etichetta che con il passare del tempo sarà difficile togliere.
Per queste ragioni prima della presa in carico di un bambino vanno valutate attentamente le condizioni, il contesto, i comportamenti problematici, le relazioni familiari, la fase evolutiva del bambino.
Ad ogni modo è sempre auspicabile, lì dove possibile, un coinvolgimento diretto dei genitori nel processo terapeutico.