In ambito clinico sono ormai numerose le ricerche che dimostrano come le difficoltà di tipo psicopatologico di un adulto, siano esse comportamentali o affettive-emotive, hanno le proprie radici nelle prime fasi dello sviluppo. In altre parole davanti ad un adulto con difficoltà psichiche, siamo sempre davanti ad un bambino che in un tempo passato, ha sofferto. Questo è un dato così certo che nella maggior parte degli approcci e scuole psicoterapeutiche che non mirano alla semplice gestione dei sintomi ma hanno l’ambizione di un lavoro psicoterapeutico, il miglioramento della sintomatologia passa sempre attraverso una ricostruzione della storia di vita e in particolare delle prime fasi dello sviluppo. Così come i disturbi dell’adulto, anche le sofferenze di un bambino possono essere declinate in modo differente. Ogni bambino può essere sofferente a modo suo sia nelle cause che originano la sofferenza sia nel loro modo di manifestarle.
Per queste ragioni se si vuole parlare di prevenzione psicologica-affettiva-comportamentale non si può che parlare di interventi precoci nell’ infanzia e nell’ adolescenza e quindi nelle prime fasi di sviluppo. Le ricerche cliniche ci dicono però anche un’altra cosa importante. Le sofferenze di un bambino, che se non aiutato sarà domani un adulto con problemi o difficoltà di natura psicologica, non sono l’espressione di un malfunzionamento neuroendocrino o di altro tipo interno al bambino. Il “malfunzionamento” è un effetto di qualcosa non la causa. Le cause, le motivazioni sono per lo più da ricercarsi nella complessità delle situazioni interpersonali precoci che caratterizzano e accompagnano lo sviluppo, come ci ha insegnato ormai sessanta anni fa un grande psicoterapeuta di nome J. Bowlby. Ovviamente esistono bambini difficili o più complicati da gestire di altri così come esistano dei bambini che purtroppo nascono con degli handicap fisici o psichici; Così come è altrettanto vero che nonostante l’amore e l’impegno di genitori attenti ci si può comunque imbattere in delle difficoltà. Le difficoltà infatti, possono dipendere da molti fattori e ogni situazione è specifica. Quello su cui le ricerche e la psicologia clinica invitano ad una riflessione è che ogni comportamento del bambino per essere davvero compreso deve essere messo in relazione con il suo contesto di vita e lo scopo del terapeuta che incontra un bambino è quello di aiutare lui e la famiglia a decifrare quel comportamento e promuovere una trasformazione nei legami affettivi. Ogni bambino quando nasce cerca istintivamente di adattarsi al proprio contesto di vita e abbastanza velocemente impara a codificare relazioni, schemi di comportamento e reazioni di chi si prende cura di lui/lei. Impara a costruirsi una mappa del mondo, di come funzionano le relazioni e come lui si deve comportare per sopravvivere al proprio ambiente. Impara le aspettative e, soprattutto, impara come assicurarsi la prossimità emotiva e psichica delle figure che lo accudiscono. É l’istinto di sopravvivenza che guida e spinge il bambino ad apprendere modalità specifiche di adattamento.
Allora molte delle difficoltà comportamentali di un bambino vanno ricercate non dentro di lui, inteso come qualcosa di difettoso o mal funzionante, ma in “relazione a lui” e cioè bisognerebbe domandarsi in che modo quel comportamento di quel bambino (problematico) gli è utile per il proprio adattamento? A cosa si sta adattando? A cosa sta rispondendo? Per comprendere questo bisogna conoscere i legami familiari. In particolare con la principale figura di attaccamento che solitamente è la madre ma anche con il padre e, ancora, come i rapporti tra padre e madre lo influenzano.
Poiché le conoscenze scientifiche portano ad affermare questo, allora quando si parla di prevenzione in ambito psicologico, non si può che parlare di interventi precoci e preventivi sui legami familiari. Intervenire precocemente permetterebbe al bambino di avere maggiori opportunità di sviluppare ed apprendere comportamenti “sani e adattivi” ma anche ai genitori di vivere questa importante esperienza educativa in modo maggiormente gratificante e bella.