Cookie Policy L'utilizzo di sostanze di un figlio - Dott. Igor Siciliano

Se mio figlio fa uso di sostanze!?

Molti, sono i  genitori di ragazzi adolescenti, o anche più grandi, che ad un certo punto si chiedono se il figlio faccia uso di sostanze, probabilmente dopo aver visto comportamenti “strani” o comunque insoliti. Quando un genitore arriva ad avere dei sospetti su questa questione, è probabile che i suoi sospetti abbiano qualcosa di fondato. La domanda a cui si trovano a rispondere è se le loro preoccupazioni siano reali o siano esagerate. Per un genitore venire a sapere o scoprire che il figlio faccia uso  di sostanze è solitamente un’evento traumatico. certo è vero che dipenderà anche dal tipo di sostanza ma una scoperta del genere mette sempre molta ansia! Così che si può reagire in modi diversi. Se il sospetto di consumo dovesse venire confermato,non è raro che possa minare la propria autostima come genitore e fa sentire un senso di fallimento. Si comincia a chiedersi dove si è sbagliato e non raramente si entra in conflitto con il coniuge, addossandosi reciprocamente colpe e responsabilità; o al contrario, porta ad essere critici e giudicanti con il figlio.  Prima di addentrarci sul cosa fare, se ci si trova in questa situazione, è bene chiarire alcune semplici cose.

La prima questione da tener presente è che bisogna evitare di affrontare la questione dal punto di vista morale. insomma non fare i moralasti dovrebbe essere un assioma! Così come non affrontare la questione dal di vista ideologico. Poiché si creeranno due fazioni: la prima di solito propria dell’adolescente: usare sostanze è lecito ed è una libera scelta di ciascuno, la seconda propria dei genitori: l’uso di sostanze è male e non c’è nessuna giustificazione. Affrontare la questione da un punto di vista morale e ideologico quindi non aiuterà ad affrontare le preoccupazioni ne a risolvere alcunchè. Una domanda a cui si deve, con mente lucida, rispondere dovrebbe essere se tutto “questo” sta minando la crescita di vostro figlio. Quindi prima questione è che l’obiettivo non è  promuovere campagne  proibizioniste in campo di sostanze, ne uscireste sconfitti o comunque con un pugno di mosche in mano. del resto ricordatevi che avete a che fare con un adolescente!

L’uso non fa di una persona un tossicodipendente

 Una seconda questione sulla quale è importante riflettere è la seguente: il fatto che vostro figlio faccia, o abbia fatto, uso di sostanze, non fa di lui un tossicodipendente. A volte incontro genitori che sottovalutano questa questione e trattano il figlio come tossicodipendente anche per aver utilizzato qualche canna.

Allora forse aiuta sapere che l’adolescenza, per definizione,  è un’età caratterizzata da grandi e repentini cambiamenti e fasi turbolente. Del resto qualunque genitore con un figlio dentro casa sa bene di cosa parlo.  È l’età della scoperta, della curiosità. La fase in cui ci si apre il mondo e la propria identità comincia ad emergere con più forza. Sperimentare è una peculiarità dell’adolescente che, attraverso i suoi comportamenti, sperimenta anche i propri limiti. É utile sapere che molte ricerche, nel campo delle dipendenze, evidenziano come il 70% della popolazione ha sperimentato l’uso di sostanze ma solo una percentuale che varia tra il 3 e il 5 %, di questo 70% ne resta agganciato ad un uso problematico. La cosa interessante che le ricerche hanno evidenziato è che le persone con un adattamento maggiormente funzionale rientrano in questo 70 % della popolazione.

Continuiamo a ragionare. Con molta probabilità Sarete venuti a conoscenza dell’uso di sostanze di vostro figlio attraverso un’informazione da parte di altri genitori, amici o amici del figlio che preoccupati hanno deciso di mettervi al corrente. Altre volte può accadere che vi siete imbattuti in qualche traccia “casualmente”, come ad esempio trovare qualche cartina o strane pipette o pezzi di hashish avvolti in veli trasparenti in una tasca dei calzoni.  La telefonata di un altro genitore o la confidenza di un amico può farci allarmare e diventare sospettosi e controllanti. In queste occasioni agire di impulso non è mai di aiuto. Se dal sospetto si passa alla certezza, bisogna mantenersi calmi e affrontare la questione in modo razionale. Se ci si sente troppo sconfortati, arrabbiati e si rischia di affrontare la questione con troppa emotività , meglio prendersi qualche giorno per ragionare con qualcuno anche con un professionista. Vista la situazione dovrete mantenere un dialogo con vostro figlio e quindi le azioni che rischiano di interromperlo non sono mai di aiuto. In generale un genitore può accorgersi che il figlio fa uso di sostanze da alcuni sintomi fisici e psicologici. Non è semplice perchè uno o più di questi segnali, non ci dicono con certezza dell’uso di sostanze ma possono dipendere da altri fattori. Quindi prudenza. Tra i più comuni ci sono il dimagrimento, la mancanza di appetito, gli sbalzi di umore, la richiesta immotivata di soldi, una chiusura emotiva e affettiva. Ancora nei ragazzi che fanno uso di sostanze si può riscontrare una tendenza a mentire, mistificare o ancora a fare dei ricatti morali e affettivi. L’impulsività e l’aggressività anche sono degli indicatori. Se il giovane ad esempio diventa aggressivo senza motivo o in modo eccessivo anche per piccole cose. Di solito quando si consumano sostanze lo si fa in gruppo, quindi se ha cambiato abitudini o frequenta amicizie particolari ad orari particolari ecc.. Tutti questi aspetti non indicano di per sè che “lui/lei” faccia uso di sostanze, questo è bene tenerlo a mente. Avere comportamenti poco comprensibili del resto è una prerogativa del mondo Adolescenza!

Cosa fare?

Una volta scoperto e accertato che si tratta davvero di questo, bisognerà affrontare l’argomento. E’ importante che i genitori siano uniti e compatti. I segreti in questo campo non aiutano mai. Molte volte mi sono trovato a fare una consulenza ad una mamma che venuta a conoscenza dell’uso di sostanze del figlio lo aveva nascosto al marito. Questo complicava assai qualunque intervento. quindi pur mossa da una motivazione protettiva il tenere segreta la situazione creava problemi per future soluzioni. Per quanto difficile sia, non bisognerà esasperare la situazioni con critiche e drammatizzazioni o facendo alzare la tensione. Bisogna affrontare l’argomento con calma e determinazione. Raramente, vostro figlio confesserà la veridicità della situazione. In questi casi bisognerà far capire che non si accettano risposte vaghe, incomplete o mistificatorie. Questo lo si deve fare cioè, senza rabbia e impulsività poiché il rischio è quello che vostro figlio si chiuda ancora di più mentre, ricordate, che l’obiettivo, è quello di istaurare un dialogo e trovare collaborazione. Come per voi, anche per lui, può essere un momento sconvolgente e difficile da sostenere. Non stringetelo all’angolo, ci può volere del tempo sia per voi che per lui, bisogna lasciare sempre una via di uscita. Mettere all’angolo rappresenta un rischio verso la chiusura e la rottura del dialogo che porterà ad un braccio di ferro, non sempre sostenibile. L’atteggiamento è quello di chi vuole sapere fino in fondo, capire e aiutare. Di chi non ha le risposte  per tutto ma è determinato a trovare soluzioni. Proponete a lui di proporre un modo di risolvere il problema; lasciategli la possibilità di riconquistare la fiducia. Ricordatevi che spesso le alleanze familiari giocano un ruolo importante. Vostro figlio le conosce bene e sa sfruttarle a suo favore. Una mamma troppo indulgente o un papà troppo severo o viceversa, creeranno lo spazio all’interno del quale vostro figlio si infilerà. Dovete evitarlo. I genitori in questi casi si devono parlare, accordarsi e mostrare una linea comune agli occhi del figlio. Se in una coppia genitoriale uno dei due non riesce a sostenere l’impatto emotivo di affrontare la discussione può lasciare che sia l’altro a parlare. L’importante è far percepire che entrambi siete d’accordo sul da farsi. Le situazioni cambiano in relazione alle specificità della situazione stessa e va oltre l’intento di questo scritto analizzarle tutte. Ma certo è differente se vostro figlio ha provato un tiro di canna, se lo fa una volta la settimana o fa uso problematico di cocaina, pasticche o eroina. Lasciando da parte anche qui questioni morali, sono situazioni molto differenti e anche il cosa fare cambia. Del resto come non si prende un antibiotico per un pò di febbre non si manda il figlio in comunità per aver sperimentato una canna.

Cosa ci aspetta?

Voglio ancora insistere su un punto. La soluzione va cercata insieme a vostro figlio, lui è e sarà un attore attivo di ogni decisione che voglia avere speranza di successo. Del resto, non si può aiutare una persona che non vuole essere aiutata o non ritiene di averne bisogno. Bisogna convincere ma non costringere. Nessun professionista, nessuna struttura e centro potrà fare qualcosa al posto di vostro figlio. Ogni intervento, e in materia di dipendenze ne esistono molti, si basano sulla motivazione o aderenza della persona al trattamento. In relazione ad ogni caso specifico ci può volere diverso tempo per arrivare ad una motivazione che sia propria del giovane. In questi casi come familiari, ciò che potete fare, è rendere il contesto capace di creare il più rapidamente possibili queste condizioni. Una volta discusso l’argomento non si deve metterlo da parte e fare finta di nulla, sarebbe un errore grave ma neppure esasperare il controllo. Per un genitore questo è molto difficile da accettare poiché ci si imbatte in una sensazione di impotenza e frustrazione, mentre aumenta la preoccupazione. In realtà i genitori anche in queste fasi possono fare molto e cioè, come ho già detto, creare le condizioni ottimali, affinchè il giovane arrivi alla decisione di chiedere aiuto e non da sottovalutare non fare cose che allontanino questa eventualità. Ricordate che nessun professionista può promettervi la guarigione o che “salverà” vostro figlio. Se si è davanti all’ uso problematico di sostanze bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare sodo. Ci vorrà tempo e il percorso non sarà sempre facile e lineare. Purtroppo nessuno potrà restituirvi vostro figlio come era prima. I professionisti in questo campo possono aiutarvi a trovare soluzioni che abbiano come obiettivo quello di migliorare la situazione. Non esitate, di fronte a preoccupazioni, dubbi e incertezze sul da farsi a consultare persone con esperienza in questo campo sia in strutture pubbliche che del privato accreditato. Spesso una persona esterna, un professionista può aiutarvi a ragionare meglio sulla situazione e ad evitare errori in cui potreste incappare.