Cookie Policy Psicologia Relazionale - Dott. Igor Siciliano

La terapia relazionale è un modello di intervento clinico che affonda le proprie radici teoriche nella teoria dell’attaccamento, nella teoria dei sistemi, nella teoria della comunicazione umana, nella teoria delle relazioni oggettuali, nella teoria dell’apprendimento e nella teoria evoluzionistica e dello sviluppo.

I pionieri di questo modello psicoterapeutico, sono alcuni medici e psichiatri americani che, insoddisfatti dell’approccio psicodinamico e comportamentista predominante negli anni 50, cominciano ad incontrare in seduta insieme ai pazienti anche i loro familiari. Ben presto da queste sedute congiunte si svelano i giochi relazionali e i significati del sintomo in precedenza considerato soltanto come questione intrapsichica (conflitto tra io, es, super io). Tali clinici approdano così, ad una visione dei comportamenti sintomatici manifestati dai pazienti, come comportamenti che hanno a che fare con gli stili comunicativi del contesto di vita in cui sono inseriti e a strategie comunicative e di adattamento ad un contesto che sostiene tali comportamenti. I sintomi assumono un significato relazionale sono comunicazioni a se stessi e ad altri significativi, sono strategie di adattamento. Questo passaggio ha rappresentato un salto concettuale rivoluzionario per l’epoca e che ancora oggi non è del tutto assimilato.

Questo modo di guardare al disagio psicologico si propone infatti di superare una visione deterministica caratterizzata da una causalità lineare per spiegare i fenomeni umani sostituendola con una visione circolare e complessa del comportamento. L’approccio lineare e deterministico , infatti, che dominava il pensiero scientifico, adatto alla fisica e ad altre scienze, si era mostrato insufficiente e non adatto a spiegare il comportamento umano per sua natura complesso.

La teoria della comunicazione umana infatti, evidenzia come le persone sono sempre in relazione con altri significativi e i loro comportamenti, sono sempre caratterizzati da aspetti circolari che si autorinforzano, formano sistemi comunicativi con regole proprie e soggette alle regole che governano i sistemi.

La teoria dell’attaccamento di J. Bowlby come la teoria delle relazioni oggettuali e in particolare il contributo della Mahler, guidano e sostengono i moderni approcci della psicoterapia relazionale.

La Teoria dell’ attaccamento evidenzia come il bambino piccolo impara e costruisce i propri schemi relazionali nelle interazioni con le proprie figure di accudimento e impara osservando e copiando da queste come gestire i conflitti, le relazioni, le emozioni, la comunicazione con gli altri e con se stesso, impara come trattarsi e trattare gli altri, a gestire le distanze e le intimità, a gestire le minacce e il senso di sicurezza.

Questa capacità di copiare ed apprendere, come ci insegna la biologia naturale,  di cui fin dalla sua nascita il bambino è dotato, servono per adattarsi al proprio ambiente di vita e sopravvivere, portando avanti il proprio processo di sviluppo. Questi apprendimenti, queste esperienze vengono introiettate cioè fatte proprie dal bambino e costituiranno il bagaglio grazie al quale il bambino si relazionerà in uno specifico modo con se stesso e con gli altri.

Comprendere  questi aspetti relazionali, questi schemi, queste mappe del mondo per lo psicoterapeuta relazionale è un obiettivo importante per aiutare una persona ad affrancarsi da comportamenti disadattivi e problematici.

Nel tempo, all’interno del modello relazionale sistemico, si sono sviluppati differenti approcci clinici che pongono l’accento su alcuni aspetti piuttosto che su altri. Alcuni clinici ad esempio orientano il proprio intervento su aspetti comunicativi, altri su aspetti narrativi-ricostruttivi, altri ancora, su aspetti dell’attaccamento o strutturali. Ciò che è comune a tutti questi modelli clinici è la centralità degli aspetti relazionali della persona o famiglia.

La psicoterapia passa attraverso la cura delle relazioni.